17 de diciembre de 2014

Biscotti vegan di cioccolato e mandorle - Galletas veganas de almendras y chocolate




Ogni volta che pessaggio tar i blog resto affascinata dalla splendide, ricercate, originali e creative ricette delle e dei foodblogger! Che mondo! Non smetterá mai di stupirmi.
Passeggiare tra i food blog mi conferma continaumente che la passione é un ingrediente piú che sufficiente per poter elaborare piatti unici e deliziosi. 
Certo, alcune informazioni tecniche sugli alimenti e i tipi di cottura sono indispensabili per piatti elaborati, ma sono sempre piú convinta che oggi queste informazioni sono alla portata di tutti e non sono piú riservate ad alte scuole di cucina.

A volte per lavoro pranzo e ceno in ristoranti e hotel, i cui cuochi mi lasciano spesso (salvo rarissime eccezzioni) delusa.
Il menu senza glutine é noioso e spesso il piatto affoga in un eccesso di altri sapori: sale e zucchero... con i quali non vado molto d'accordo. Come dolce mi servono una porzione di frutta o una coppa di gelato che pullula di altri ingredienti ai quali ho deciso di dire "no grazie". 

E mi chiedo -arrabbiata e a digiuno- ma questi cuochi si attualizzano? Ma dove hanno studiato? Alla reale accademia del glutine e dello zucchero? Vorrei entrare in cucina e dargli una lista di blog gluten free dai quali prendere ispirazione; questi blog oggi stanno riempiendo il vuoto e aiutando moltissime persone...al contrario della maggior parte dei ristoranti, delle grandi catene (ovviamente fatta eccezione per quelli specializati e poche altre rare eccezioni) e dei cuochi che ci offendono con i loro piatti, ri-vittimizzandoci per una malattia che crea giá fin troppi problemi, senza bisogno di sentirci dire "le posso offrire un insalata". 

Grazie a tutte e tutti i food blogger senza glutine e speriamo che i cuochi (soprattutto quelli colombiani che mi hanno tanto torturata in questi 5 anni) passino per i vostri blog per un vero corso di aggiornamento e sensibilizzazione! 


Ingredienti
1 tazza di farina di mandorle (vanno bene anche le mandrole tritate ma molto finemente)
1 tazza di farina di riso
3 cucchiai di cioccolato naturale in polvere, amaro 
1 e 1/2 tazza latte di riso (o altro latte vegetale a scelta)
stevia o altro dolcificante naturale a scelta
vaniglia naturale in polvere
cremor tartaro e bicarbonato
3 cucchiai di olio d'oliva spremuto a freddo o olio di girasole spremuto a freddo

Preparazione
Mescolare delicatamente alla volta tutti gli ingredienti, prima i sechhi e poi i liquidi. 
Informarne per 25 minuti a forno pre-riscaldato a 180  gradi. 

26 de septiembre de 2014

AAA Cercasi FOODBlogger senza glutine, lattosio, zucchero, istamina e possibilmente veg e macrobiotici... ma esistono? E poi, un Torrone senza gltutine, con noci e cranberries

Il mondo dei food blog é infinito, ogni giorno spuntano nuovi, splendidi e colorati blog.
Mi sento inoltre una privilegiata perché posso passeggiare tra blog in italiano, in spagnolo e in inglese.
Eppure nonostante quest´astratta libertá sento che i blog dai quali attingere sono pochi, anzi pochissimi (per non parlare dei libri, un mercato che é lontano anni luce rispetto all'evolvere rapido e creativo della web).

Per dovere non mangio glutine, latticini, uova e alimenti che contengono istamina (causa forti allergie).
Per scelta ho optato per una dieta libera di quella schifezza altamente tossica chiamata zucchero raffinato e di qualsiasi altro prodotto chimico i cui effeti sul nostro corpo sono dannosi o ancora sconosciuti (cibi fritti, certi insaccati, glutammato di sodio, dadi, tonno in scatola, certi conservanti, etc). 
Preferisco mangiare pohissima carne (e possibilmente una carne molto "naturale"), scelgo prodotti  di stagione (per aiuare il pianeta e per fare il pieno di vitamine vere e non in pillole), adoro la cucina macrobiotica e cerco di rispettare i suoi saggi principi e infine, se possibile, scelgo prodotti bio.

Mh? 
Difficile vero? Solamente leggendo la lista molti di voi saranno giá confuse/i. 
In effetti non é facile: mangiare fuori casa é complicatissimo ma per fortuna tra i fornelli me la cavo bene. Ho imparato tanto in internet, da persone fantastiche che hanno messo la loro conoscenza, l'abilitá e la creativitá al servizio degli altri.....

Ma qual'e il problema? A volte manca l'ispirazione e i blog dai quali trarre spunto sono rari.
Certo, si possono sempre omettere o sostituire ingredienti ma non é facile come ben sapete...e il risultato é sempre diverso da quello sperato.

Perció se conoscete blog che rispondono a queste caratteristiche vi chiedo il piacere di farmeli conoscere... 
In cambio vi lascio una ricetta autunnale, per sorprendere i vostri palati con un torrone gluten-sugar-milk-eggs free! E buono!



Ingredienti
1 tazza farina di riso
1 tazza di cranberries e noci
1 tazza di yogurt naturale senza lattosio
1 cucchino di stevia (o altro dolcificante naturale a scelta)
1/2 cucchiaino di bicarbonato + cremor tartaro
A piacere:
150 gr di cioccolato fondente (per ricoprire il torrone).

Preparazione
Tritare le noci fino ad otterene dei pezzi non troppo grossi ma evitando di ridurle in una farina.
Mescolare tutti gli ingredienti in una ciotola e creare una massa compatta.
Preriscaldare il forno a 190 gradi.
Porre il composto in un recipiente rettangolate precedentemente ricoperto con carta forno o unto.
Informare per 25 minuti controllando con uno stuzzicadenti quando il preparato sará sufficientemente duro e compatto.

Nel frattempo scioglere il cioccolato a bagno maria. Se volete a questo punto potete aggiungere un poco di stevia o di miele per addolcire il sapore forte del cioccolato amaro.
Una volta che il torrone é pronto lasciarlo intiepidire e ricoprire con il cioccolato.
Lasciare raffreddare finoa quando il cioccolato sará duro e quindi procedere a tagliare il torrone in barrette. 

Versión en español: muy pronto...lo prometo! ;-)





Dieta gluten free, le grandi catene, i viaggi e...Torta vegana di rape rosse - Torta de remolacha

La mia cara Italia la lascio in fondo alla classifica dei paesi freindly, attrezzati e accoglienti per le persone con una dieta gluten free. Ebbene sí, il caro bel Paese insieme alla Spagna, si distinguono per avere aeroporti, autogrill, stazioni e in generale tutti i luoghi di grande transito totalmente impreparati per offrire un pasto sano e completo a prezzi acessibili alle persone che non mangiano glutine.
Nonostante in entrambi i paesi i movimenti e le società di celiaci siano forti e vivaci, ci sono ancora grandi passi da fare per poter dare alle persone che non mangiano glutine (per scelta o per dovere) un’alternativa naturale e offrire la possibilità di nutrirsi (non sfamarsi) in qualsiasi momento della giornata ad un prezzo ragionevole e giusto.

Prenderò due esempi emblematici. Nel caso italiano oggi voglio parlare delle autostrade. La famosa catena Autogrill non offre nessuna opzione per un pasto veloce per i celiaci. I panini e le brioche sono tutti con glutine. Il ristorante delle poche stazioni adibite a questo servizio non offrono quasi opzioni gluten free. E come spesso succede per i celiaci non resta che mangiare una misera insalata o scegliere un piatto di carne. E i celiaci vegetarini?  A nessuno passa per la menta che le persopne celiache possano scegliere tra varie opzioni anziché sfamarsi con quello che trovano? E poi, sembra che una persona affetta da un'allergia o da una malattia non possa poi piú permettersi il lusso di fare altre scelte alimentari piú personali: per esempio una dieta vegetariana, o vegana,  o libera di latticini o senza zuccheri e via dicendo... 
In varie occasioni quando dico che sono celiaca le cameriere e i camerieri sono subito estremamente attenti e gentile ma se aggiungo che sono pure vegetariana inizano a storcere gli occhi.
Ho perso il conto dei luoghi in cui l’unica alternativa gluten free era un’insalatina leggera e con pochissimi ingredienti. Spesso ne devo magiare 2 o 3 di seguito per sfamarmi, pagando alla fine il prezzo di una cena a 5 stelle. Forse le grandi catena non hanno ancora capito che l’apporto calorico delle persone celiache e intolleranti al glutine é lo stesso di qualsiasi altra persona...

Per quanto riguarda la Spagna invece, scelgo lésempio dell’aeroporto internazionale di Madrid nel quale nonostante transitano a diario migliaia di passeggeri non offre opzioni gluten free certificate. Ancora una volta i panini sono solo con glutine. Le insalate sono misere e costosissime, e pessime per il mio gusto. Il ristorante self-service é rimasto chiuso per lavori per mesi e comunque non propone molte opzioni compatibili gluten free (in genere una bisteccha, e se siete fortunati paella). L’ultima volta che sono andata in questo aeroporto per poter mangiare “tranquilla” e senza troppi rischi di contaminazione sono andata al ristorante giapponese nel quale ho dovuto spendere ben 20 euro per pranzo veloce e scarso, mentre la maggior parte delle persone possono pranzare in aeroporto con 4 o 5 euro.

Ma come è possibile che al giorno d’oggi nonostante la celiachia colpisce l’1% della popolazione mondiale (per non parlare dell’allergia e dell’intolleranza al glutine con la quale si raggiunge la strabiliate cifra del 10% della popolazione mondiale) molti luoghi di ristorazione “da viaggio” non sono attrezzati per offrire un pasto sano e completo alle persone celiache o intolleranti al glutine? Com´é possibile che spesso l’unica alterantiva offerta da grandi catene e luoghi tarnsitati sia solo una mela o uno yogurt?

Passo e chiudo questo post amaro con una dolce torta di rape rosse!

















Ingredienti
3 rape rosse
100 gr farina riso
100 gr amido di mais
1 cucchiaino di stevia (o altro dolcificante naturale)
un pizzico di goma xantano
un pizzico di cannella
Olio d'oliva, 3 cucchiai
Latte di riso, 120 ml


Preparazione

Cucinare la rape al vapore. Frullarle con il resto degli ingredienti liquidi.
Mescolare gli ingredienti secchi e poco a poco aggiungere i liquidi mescolando delicatamente.
Preriscaldare il forno a 180 gradi. 
Riporre il composto nella tortiera (io ho usato uno stampo di silicone che non ha bisogno di essere infarinato o unto).
Infornare e fare la prova della cottura dopo 40 minuti, introducendo uno stuzzicadenti al centro della torta.

Questa torta sará ancor piú buona accompagnata con yogurt (di latte oppure vegetale).


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Traducción al español


Ingredientes
3 remolachas
100g Harina de arroz integral
100gr almidón de maíz
1 cucharadita de stevia (u otro edulcorante natural)
una pizca de goma xantana
una pizca de canela
Aceite de oliva, 3 cucharadas
Leche de arroz, 120 ml

Preparación
Cocine las remolachas al vapor para conservar mejor sus propiedades nutricionales. Licuar las remolacha con el resto de los ingredientes líquidos.
Revolver los ingredientes secos y añadir poco a poco el líquido, revolviendo suavemente.
Precalentar el horno a 180 grados. Poner la mezcla en el molde (yo usé un molde de silicona que no necesita ser engrasado).
Colocar el molde en el horno y hacer la prueba después de 40 minutos de cocción,  introduciendo un palillo en el centro de la torta.
Dejar enfirar y servir.


Queda deliciosa acompañada con yogur vegetal!

25 de mayo de 2014

Panini alla curcuma - Pan de curcuma

Traducción al español más a bajo

Passeggiando per questo blog troverete spesso ricette con la curcuma.
La curcuma é un ingrediete immanciabile nella mia cucina, uno di quei prodotti che non manca mai nella dispensa.

Perché questa passione per la curcuma? 
Oltre al buonissimo sapore forte e deciso che permette risaltare preparazioni distinte, il vero pregio della curcuma risiede nelle sue strepitose proprietá benefiche. 
Innanzitutto, la curcuma ha un riconosciuto e comprovato potere anticancerogeno. Inoltre, il curcumino, che é pigmento che regala il tipico colore giallo ocra a questa spezia orientale, protegge i neuroni da malattie degenerative come il morbo di Alzheimer. Si identifica la curcuma come uno dei componenti del 'segreto di lunga vita' della popolazione dell'India, dove Alzheimer e Parkinson hanno un'incidenza. 

Quindi non esitate ad abbondare con la curcuma nei vostri piatti...aggiungete un pizzico alle verdure, un pizzico alle salse e perché no...anche nel pane!

Pane alla curcuma


Ingredienti
1/2 tazza farina riso (circa 60 gr)
1/2 tazza farina mais
1 tazza amido yucca (tapioca dolce)
Gomma Xantana, 1/2 cucchiaino
Crémor tártaro e bicarbonato (che sostituiscono il lievto): rispettivamente 1 cucchiaino e 1/2 cucchiaino
1 tazza d’acqua
8 cucchiai di olio d’oliva extra vergine spremuto a freddo
Sale marino integrale
Curcuma, un cucchiaio scarso

Preparazione
Preriscaldare il forno a 200 gradi centigradi.
In un recipiente mescolare tutti gli ingredienti secchi con una frusta. Aggiungere poco a poco l’acqua e l’olio mescolando delicatamente.
Otterete un composto abbastanza appiccicoso.
Preparate la teglia: ungerla e infarinarla oppure ricoprirla con carta da forno (io ho optato per la seconda opzione). 
Stendere il composto nella teglia aiutandovi con una spatola.

Infornare per circa 20 minuti. 
Lasciare raffredare in forno e servire. 

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Traducción al español 


Pan con curcuma
Ingredientes
1/2 taza de harina de arroz (60 gr)
1/2 taza harina de mais
1 taza de almidón de yuca
Goma xantana , 1/2 cucharadita
Cremor  tártaro y bicarbonato de sodio (que reemplazan la levadura):1 cucharadita y ½ cucharadita
1 taza de agua
8 cucharadas de aceite de oliva
Sal marino integral
1 cuchara de curcuma
una pizca de sal marina integral

Preparación
Pre caliente el horno 400°F (200°C). Preparar el molde cuadrado (yo usé un molde de 21cm x 21cm). Para preparar el molde tienen 2 opciones: engrasarlo y “enharinarlo” o utilizar papel para hornear (yo utilizo el papel).
En una taza mezclar todos los ingredientes secos. En otra taza preparar el agua.
Ir agregando de a poco al agua y el aceite de oliva la mezcla. Revolver bien. 
La masa queda bastante pegajosa. Poner la masa en el molde preparado y alisarla con una espátula. 

Hornear por 20 minutos. 
Dejar enfriar en el horno apagado.

18 de mayo de 2014

La mia lunga storia con la pasta madre senza glutine.... Finalmente ce l'ho fatta!

Evviva evviva...rullino i tamburi: é viva! 
Dopo ben tre tentativi falliti, finalmente posso dire che la mia pasta madre senza glutine é forte, profumata e soprattutto viva!
Non vi mentiró, non é stata una passeggiata.  Almeno non per me.

Non voglio annoiarvi con la lunga storia e le mille peripezie ma vi scrivo un breve riassunto della mia esperianza, sperando vi possa servire e possiate imparare dai miei errori...
;)

Primo tentativo: dopo un primo rinfresco la pasta madre prometteva molto bene e aveva un aspetto estremamente sano fino a quando non arrivó...il fatidico giorno del trasloco. La pasta madre é stata accomodata gentilmente sul sedile posteriore, avvolta in coperte per evitare colpi o sbalzi di teperatura. Ció nonostante quando sono arrivata nel nuovo appartamento, dopo piú di due ora nel traffico sotto il sole di mezzogiorno, la pasta madre aveva perso il suo aspetto forte e sano. Dopo il secondo rinfresco la massa non ha dato risposta e pochi giorni dopo il profumo leggero della fermentazione si é tarsformato in un odoraccio acido. Ahimé, ho imparato la lezione: non traslocate con la pasta madre ancora in preparazione!

Secondo e terzo tentativo: non saprei dire perché sono falliti: forse l'acqua non era abbastanza tiepida, forse ho usato poco zucchero o forse il clima era troppo freddo. Devo ammettere che quando ho visto che la pasta madre non reagiva bene ai primi rinfreschi ho iniziato a "imporvvisare", contrariamente a tutti i consigli delle amiche foodblogger ho aggiunto altro zucchero, ho cambiato recipiente, ho mescolato e rimescolato, insomma...ho tormentato la povera pasta madre sperando di farla rinvigorire.
Poi, un giorno la rivelazione (o almeno credo): non solo gli sbalzi di temperatura di Bogotá non fanno bene alla delicata pasta madre gluten free ma quando la temperatura scende sotto i 4 gradi la lievitazione é praticamente inibita. Ho inziato quindi ad iportizzare che per le "timide e fragili" farine naturalmente prive di glutine questa temperatura portrebbe essere addirittura di qualche grado maggiore. 
E cosí, oltre a preoccuparmi di "alimentarla" ho iniziato pure a preoccuparmi di "riscaldarla" durante le freddi notti andine.
Ha avuto quindi inzio la mia ultima peripezia: ogni giorno al tramonto la portavo nell'armadio, avvolta in un paio di coperte e al lato di una borsa di acqua calda...
Ebbene si..ridete pure, ma questo é stato il mio segreto: le preparavo una borsa di acqua calda...cose da matti, vero?
Eppure questa follia é stato ció che mi ha permesso di far soprravvivere la pasta madre in un clima freddo e senza riscaldamento. Infatti, al contrario di ció che molti pensano Bogotá non é una calda cittá tropicale affaciata sul mare dei caraibi bensí una megalopoli arrocata su un altopiano a 2700 metri di altezza dal mare, con una temperatura media di 15 gradi centigradi che durante la notte puó scendere fino a 6. Il problema, oltre l'escursione termica di piú di 20 gradi, é che nessuna casa é stata fornita con un impianto di riscaldamento quindi di notte fá veramente freddo e la temperatura interna delle case (soprattutto della nostra, in campagna ed esposta ai venti) é ostile alla fermentazione della pasta madre.
Nonostante all'inizio vi possa sembrare una follia riscaldare la pasta madre per me questo piccolo trucco é stato la salvezza.

LA MIA SCUOLA E I DOVUTI RINGRAZIAMENTI:
Ma veniamo alla ricetta. Siccome sono ancora una principiante nel mondo della panificazione mi sono ispirata e aiutata vari blog che apprezzo tantissimo e che ho sempre seguito fin dai primi passi nel mondo del gluten free. In primo luogo grazie allo storico blog di Emanuela y Olga,  Un cuore di farina senza glutine. Un grande grazie speciale anche alle bravissime e insostituibili foodblogger di: In cucina senza glutine,  La gaia celiaca,  Senza glutine per tutti i gusti e PaneAmorecliachia
La ricetta originale la potete trovare qui: lievito madre delle simili senza glutine.

Grazie e mille per tutte le spiegazioni dettagliate e gli anedotti che costantemente diffondete attraverso i vostri blog. Siete un riferimento importante per tutti noi che ci avviciniamo al gluten free con inesperienza e timore! Grazie.

Altri blog in lingua spagnola che sono stati un punto di riferimento:
http://cerotacc.com/masa-madre-sin-gluten/
http://madridtienemiga.wordpress.com/2009/05/16/masa-madre-de-alforfon/
http://cocinafacilsingluten.blogspot.com/2013/04/masas-madres-sin-gluten-con-harina.html

VI PRESENTO IL MIO LIEVITO MADRE SENZA GLUTINE

Ingredienti:
1 tazzina di farina di riso integrale (la mia era precucinata, ma ha funzionato lo stesso)
1 tazzina farina di mais giallo (io ho usato la farina che in colombia si usa per le arepas)
2 tazzine d'acqua TIEPIDA
1 cucchiaio di zucchero di canna (quello puro ottenuto dal succo della canna da zucchero, che si chiama generalmente panela)
1 cucchiaio olio d'oliva extra vergine

Procedimento:
1 giorno:
Impastare gli ingredienti in una ciotola di vetro (cosí poterte vedere la consistenza della vostra massa).
Coprite la ciotola con un telo di cotone (preferibilmente bianco) in moda da lasciare "respirare" la pasta madre.
Lasciare riposare la ciotola in un luogo con una temperatura possibilemnte stabile.
Nel mio caso ho lasciato la pasta madre nell'armadio, avvolta in un paio di coperte per evitare brusche escursioni termiche nella notte che potrebbero ucciderla. 

3 giorno:
Io ho aspettato solo due giorni per il primo rinfresco...non ce la facevo propio ad aspettarne 3, mi sembravano interminabili!
Per rinfrescare la pasta madre si consiglia di prelevare un contenuto di pasta madre e aggiungere un contenuto di farine e acqua uguale a quello prelevato (solitamente prelevare la metá del totale).
Nel mio caso non ho "prelevato" pasta madre perché ero stata molto scarsa con le dosi iniziali (dati i precedenti fallimenti). Quindi ho semplicemente aggiunto la stessa quantitá di farine e acqua che avevo usato il primo giorno.

Devo ammettere che la mia pasta madre non ha presentato "reazioni" molto emozioanti. Anzi, a tutt'oggi é ancora molto timida.
Per esempio: le bollicine che si presentano sulla superficie e sui bordi sono molto piccole. In generale, la crescita é sempre rimasta molto contenuta dopo ogni rinfresco. Non sono mai riuscita a raggiungere il livello di "duplicazione" di cui tutte parlano.

Ho proceduto ad altri due rinfreschi realizzati ogni due giorni.
Il primo non ha dato grandi risultati, anzi...temevo che la stavo perdendo...
Invece, il quarto é stato quello migliore che ha marcato la differenza. Il rinfresco l'ho realizzato in questo modo:
ho prelevato 200 gr di pasta madre e l'ho usata per impastare (con 100 gr di farina di riso e 100 gr di mais). La mia pasta madre era molto liquida quindi non ho dovuto aggiungere molta acqua all'impasto. Con questa massa di un peso totale di poco piú di 400 gr ho proceduto a prelevare 200 grammi e a mescolarli nuovamente con la pasta madre che é rimasta nel contenitore.

La reazione si é fatta attendere ma dopo 6-7 ore la pasta madre era cresciuta per lo meno del 70-80% del suo volume iniziale.
Questo é stato il massimo che sono riuscita a raggiungere.
Non mi lamento, date le circostanze, il clima ostile e la naturale "debolezza" delle farine senza glutine.

Con l'impasto che ho preparato, ho poi realizzato il mio primo pane con pasta madre. Ho aggiunto un pó di origano, pochi semi di finocchio, un cucchiaino di bicarbonato e uno di cremor tartaro e ho lasciato riposare l'impasto per una notte all'interno del forno con una pentola di acqua bollente. La mattina successiva ho impastato nuovamente la massa per un minuto, l'ho messa in una teglia, ricerta di semi vari e ho informato a 210 gradi per 20 minuti: delizioso!

La restante pasta madre la continuo a conservare nell'armadio, avvolta nelle coperte. 

ALCUNI CONSIGLI:
Il lungo cammino provando a preparare pasta madre senza glutine mi ha lasciato alcuni insegnamenti:

- usare sempre acqua tiepida per i rinfreschi
- mantenere la pasta madre in un luogo tiepido
- la pasta madre non ha bisogno di luce per sopravvivere quindi potete conservarla in luoghi oscuri
- non vi aspettate "rezioni" sorprendenti. La pasta madre senza glutine é delicata.... insomma una timida viziata che non vi sorprenderá con reazioni spropositate
- uno dei segnali principali per capire se siete sulla buona strada é il profumo della pasta madre
- non vi preoccupate se le "bollicine" che si creano sono piccole, l'importante é che ci siano
- nel mio caso la vera svolta della pasta madre é avvenuta solo quando ho prelevato la metá per impastarla e ho riposto al metá del preparato nel contenitore
- le prime volte cercate di seguire alla lettere le istruzioni di persone che sono giá riuscite nell'intento. Só che é difficile ma cercate di trattenere la creativitá e la voglia di pasticciare! ;-)
- la pasta madre puó avere la tendenza diventare abbastanza liquida. In questo caso se volete potete togliere un pó di liquido, oppure aggiungere piú farina nel seguente rinfresco
- non stancatevi di leggere consigli e storie di altre foodblogger
- chiedere, chiedere e ancora chiedere consigli!
- e infine....non traslocare con la pasta madre...

A presto...e d'ora in poi...con ricette con pasta madre!


La crescita dopo l'ultimo rinfresco prima di utilizzarla

Questa la superficie della pasta madre un giorno dopo il secondo rinfresco

Pane con pasta madre e mix di semi


13 de mayo de 2014

Tokyo gluten free...e non solo

State organizzando un viaggio nel paese del sol levante? Oppure siete persone appasionate di viaggi, cucina orientale e qualsiasi cosa sana e nuova vi si presenti nel piatto?
Allora, vi invito a leggere la mia storia di un recente viaggio a Tokyo, ovviamnete un viaggio gluten free!

Al contario di ció che comunemente si pensa la cucina giapponese non é solo sushi e sashimi, anzi, offre piatti originali, variegati e con ingredienti sorprendenti.... Venite ad assaggiare....

Mi torvate sul bellissimo Gluten Free Travel and Living, a questo link!

Buona lettura!


2 de mayo de 2014

Crema pasticcera senza glutine, latte e zucchero - Crema pastelera sin gluten, lactosa y azúcar

Traducción al español más a bajo

La crema pasticcera é uno di quei prodotti (squisiti) de quali sono costretta a fare a meno fuori casa per la mia dieta senza glutine, senza latte e senza zucchero raffinato: i tre ingredienti basici della crema pasticciera tradizionale.

Ma come si fá a rinunciare a questa delizia? La crema pasticcera é una preparazione cosí golosa....

E quindi mi sono destreggiata a prepararla in casa: una crema senza glutine, senza latte e senza zucchero. All’inizio é stata una vera sfida. In internet si trovano ricette di crema pasticciera senza uno di questi 3 ingredienti ma non sono mai riuscita a trovare una ricetta che proponesse la sostituzione di tutti  e 3 allo stesso tempo. E cosí ho improvvisato, prendendo consiglia un pó quá e un pó lá. Ed ecco il risultato:

Crema pasticcera con latte di riso e senza zucchero
Con questa ricetta partecipo al Gluten Free (Fri)Day.


Ingredienti
250 ml latte di riso
2 tuorli
3 cucchiai di maizena (amido di mais o amido di tapicoa)
1 baccello di vaniglia fresco
Scorza di limone bio
Dolcificante naturale a scelta: io ho usato 3 cucchiai di miele di riso e un cucchiaino di stevia

Preparazione
Con la frusta (elettrica o a mano) montate i tuorli con il dolcificante fino a formare un composto leggermente spumoso. Quindi aggiungere l’amido setacciato.
Scalda il latte in un pentolino, incidi la stecca di vaniglia con la punta di un coltello dividendola in due per estrarre la polpa contenuta all’interno e metti tutto nel latte.
Fate bollire il latte e la vaniglia, possibilmente in un pentolino antiaderente, e aggiungetevi (dopo aver eliminato la vaniglia) il composto montato. Far cuocere  mescolando con o un cucchiaio di legno.
Cuocete a fuoco bassissimo continuando a mescolare fino a quando la crema non risulterà densa. Lasciare raffreddare prima di usarla. 

Coprite con la pellicola trasparente per evitare che la superficie della crema si secchi. Se non viene usata immediatamente, la crema pasticciera va conservata in frigorifero.

Questa crema la potete mangiare con il vostro dolce preferito oppure usarla per preparare buscotti, torte, bigné. 

Traducción al español
La crema pastelera es uno de esos productos (exquisitos) de los cuales me veo obligada a prescindir afuera de mi casa, en consecuencia a mi dieta libre de gluten, sin leche y sin azúcar refinado: los tres ingredientes básicos de la crema pastelera tradicional.
Pero, ¿cómo renunciar a este placer? La crema pastelera es una preparación tan deliciosa...

Y entonces hace casi un año me puse a  para preparar en casa una crema libre de gluten, sin leche y sin azúcar. Al principio ha sido difícil porque como bien saben las harinas y los almidones sin gluten tienen otro tipo de reacciones diferentes a las que contienen gluten. En internet he encontrado varias recetas de cremas pasteleras sin uno de estos 3 ingredientes, pero nunca he encontrado una receta que propongan la sustitución de los 3 al mismo tiempo. 
Así que improvisé una crema pastelera casera que es apta para celiacos, diabéticos y intolerantes a la lactosa.

Crema pastelera con leche de arroz
(sin gluten, sin azúcar, con leche vegetal)

Ingredientes
250 ml leche de arroz
2 yemas (mejor si de huevo orgánico)
3 cucharadas maicena (almidón de maíz o almidón de yuca)
1 vaina de vainilla
Cascara de limón biológico
Endulzante natural de su elección: yo usé 3 cucharadas de miel de arroz y una cucharadita de stevia

Preparación
Con un batidor (eléctrico o manual) montar las yemas con el edulcorante para formar una mezcla  espumosa. A continuación, añadir el almidón tamizado.
Calentar la leche en una olla (mejor si anti adherente), cortar  la vaina de vainilla con la punta de un cuchillo, dividiéndola en dos partes para extraer la pulpa contenida en el interior y colocarla en la leche.
Hervir la leche y la vainilla y añadir (después de la eliminación de la vainilla) la crema montada y cocine la mezcla, revolviendo con una cuchara de madera. Cocine a fuego lento, revolviendo constantemente hasta que el compuesto sea denso.
Cubrir con un una película transparente para evitar que se seque la crema. 

Si no se usa inmediatamente la crema debe ser almacenada en el refrigerador.

30 de abril de 2014

Le proprietá delle prugne umeboshi - Las propriedades de las ciruleas umeboshi. Macrobiotica.

Traducción al español más a bajo

L'umeboshi è un prodotto della cucina tradizionale giapponese. Il nome significa prugna disidratata: UME (prugna) y BOSHI (desidratada). L’ingrediente basico per preparare l’umeboshi sono le prugne dell'albero Prunus mume. Si usa quindi una qualitá specifica di prugne. 
Una volta raccolte queste vengono tenute in infusione nell'acqua fredda per togliere l'amaro. In seguito vengono accuratamente scolate ed asciugate con un panno. I frutti sono disposti sul fondo di un recipiente adatto e spruzzate o vaporizzate con acquavite. Viene a questo punto aggiunto il sale (in proporzione di circa 200 grammi di sale per chilo di frutta) mescolando accuratamente affinché il sale penetri bene nei frutti. Questo miscuglio viene disposto in un recipiente di legno, facendo degli strati con le prugne, per favorire la fermentazione. Il recipiente viene coperto con un peso per ben pressare i frutti nella loro salamoia che deve durare 6 settimane. Quando la fermentazione è avvenuta le prugne vengono ritirate e fatte seccare. 
Possono essere consumate intere, ridotte in polvere per formare un condimento chiamato shiso momiji oppure processate sotto forma di crema/marmellata. Il processo di fermentazione tradizionale dura 2 anni.

Umeboshi

Il colore naturale delle prugne é chiaro ma nella presentazione finale il colore é un rosso-violaceo molto vivo. Infatti, le prugne vengo colorate attraverso l’uso della folgia akajiso, una pianta aromatica, molto ricca in antociani. 

L'umeboshi ha un gusto acido e salato dato principalmente dalla macerazione delle prugne nel sale. 
Per fermentazione, aumenta il contenuto di acido citrico, che viene utilizzato dal corpo per decomporre l'acido lattico. L' acido citrico é il comune denominatore di tutte le varianti di Ume-Boshi.

Benefici per la salute: nella dieta macrobiotica, le umeboshi sono considerate un alimento medicinale ed essenziale in cucina. La sua acidità neutralizza l'eccesso di carne, sale, uova (cibo Yan), mentre la sua salinità neutralizza l'eccesso di zuccheri raffinati (alimenti yin). 
Le umeboishi sono riconosciute come un alimento funzionale. Il suo grado di alcalinità é tale che con solo 10gr  riescono a neutralizzare di 100gr di zucchero. La forza di questo effetto alcalinizzante è dovuta  all'abbondanza di acido citrico che facilita l'assorbimento nel piccolo intestino di minerali come ferro, magnesio, etc. Pertanto le umeboshi stimolano l'intestino, il fegato e la cistifellea, alcalinizzano il nostro sangue e aumentare le nostre difese. Per il contenuto nutrizionale è altamente consigliato il loro consumo. Infatti, l'umeboshi contiene: proteine, fosforo, vitamine e antiossidanti come carotene e vitamina C, minerali, grassi e fibre tra i quali ferro, calci, magnesio, potassio. Questa proporzione arriva anche a duplicare il contenuto degli altri frutti. È importante sottolineare che le umeboshi devono avere una fermentazione di almeno 2 anni per compiere con la funzione terapeutica. Evitate le creme o marmellate di umeboshi dal sapore agrodolce, dal momento che contengono zucchero. I pazienti ipertesi devono evitare o consumare con moderazione le Umeboshi in quanto sono molto salate.

Uso: la cucina macrobiotica offre molte ricette con umeboshi.
Si suggerisce di mangiare una prugna a digiuno al mattino. Il sapore è molto amaro e se si vuole ridurre leggermente il gusto forte e acido si può lasciare la umeboshi nel tè verde caldo per un minuto prima di mangiare.
La Crema (o “pasta”) di Umeboshi è molto facile e veloce da usare dato che basta aggiungere un cucchiaino al vostro piatto: zuppe, riso o verdure al vapore. Può essere utilizzato anche nelle insalate, dopo aver sciolto la crema con un goccio d'olio.
I giapponesi di solito mangiano le umeboshi con riso. Si usa come parte del bento (lunchbox giapponese), mettendo una singola umeboshi nel centro del riso per rappresentare la bandiera del Giappone. La prugna umeboshi è anche un ingrediente comune in onigiri (polpette di riso avvolti in nori). 
Per il suo alto contenuto di sale, le umeboshi si possono conservare a lungo. Si consiglia di mangiarne non piú di una umeboshi al giorno, salvo diversa indicazione del proprio medico, nutrizionista o terapeuta.
Se avete comprano le prugne umeboshi intere e volete preprare un puré, per poterlo usare comodamente e velocemente nelle vostre preparazioni, basta togliere il nocciolo alle prugne e frullare la polpa. Non bisogna aggiungere nulla per la conservazione: le umeboshi contengono giá abbastanza sale. 


Verdure con umeboshi

Ingredienti
4 patate
2 carote
1 cipolla
1 spicchio aglio
100 gr fagiolini
1 cucchiaino di puré di umeboshi (o crema o marmellata, dipende da come la chiama il vostro rivenditore)

Preparazione
Lavare le verdure e togliere la buccia quando necessario. Tagliare le verdure a cubetti e saltarle al wok con un poc d’acqua e un cucchiaio di olio. A metá cottura aggiungere l’aglio tritato. Nel frattempo preparate un cucchiaino di umeboshi e fatelo scioglere in un bicchiere con un poco d’acqua. Aggiungerlo alle verdure e cuinare fino a quando si asciuga. Non occorre aggiungere sale perché l’umeboshi ha un sapore abbastanza salato.

Potete scegliere le vostre verdure preferite. Io ho usato quelle che avevo a portata di mano.

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Traducción al español

La umeboshi es un producto de la cocina tradicional japonesa. El nombre significa ciruela deshidratada: UME (ciruela) y BOSHI (deshidratada). Para esta preparación se escoge una variedad especifica de ciruelas. Los japoneses hacen un proceso de encurtido especial y un proceso largo de preparación. Primero son recogidas y expuestas al sol y al rocío de la tarde y luego, fuera en la noche. La ciruela se vuelve más pequeña y se arruga. Luego, se ponen en barriles junto con sal marina (en una proporción de alrededor de 200 gramos de sal por kilogramo de fruta) y hojas de shiso, que le da el color rojo). Se coloca peso encima del barril y se deja fermentar durante al menos seis semanas, esto les hace soltar el jugo en el fondo del barril. Cuando la fermentación se llevó a cabo las ciruelas se recogen y se secan. Se pueden comer así o pulverizan para formar un condimento llamado momiji shiso. El proceso de fermentación tradicional de una duración de 2 años.

El color natural del encurtido es marrón, pero se acostumbra a teñirlo de rojo usando una hierba llamada akajiso. Al umeboshi confeccionado industrialmente comúnmente se le agrega también color artificial. El umeboshi tiene un sabor amargo y salado debido a la maceración de ciruelas en la sal.
La fermentación aumenta el contenido de ácido cítrico, que es utilizado por el cuerpo para descomponer el ácido láctico.

Beneficios para la salud: en la dieta macrobiótica, las ciruelas Umeboshi se consideran un alimento medicinal e imprescindible en la cocina. Su acidez neutraliza el exceso de carne, sal, huevos (alimentos Yan), mientras que su salinidad neutraliza el exceso de azúcares refinados (alimentos yin). 
El grado de alcalinidad es tal que con sólo 10 g son suficientes para neutralizar 100 g de azúcar. La fuerza de este efecto alcalinízate es debido a la abundancia de ácido cítrico que facilita la absorción en el intestino delgado de minerales como hierro, magnesio. En consecuencia, las umeboshi estimulan el intestino, el hígado y la vesícula, alcalinizan la sangre y aumentan nuestras defensas. Por el contenido nutricional es muy recomendable su consumo. Las umeboshi contienen: proteínas, fósforo , vitaminas y antioxidantes tales como caroteno y vitamina C , minerales y fibra,  hierro, calcio, magnesio, potasio.  Proporción que duplica el contenido de otras frutas. 
Es importante destacar que las umeboshi deben tener una fermentación de al menos 2 años para llevar a cabo con la función terapéutica. Evite las cremas y mermeladas de umeboshi agridulces, ya que contienen azúcar. Los pacientes hipertensos deben evitar o comer con moderación las umeboshi ya que son muy saladas.

Uso en la cocina: la cocina macrobiótica propone numerosas recetas con umeboshi.
Se sugiere comer una umeboshi en la mañana en ayuna. El sabor es muy amargo y si quieren “suavizar” un poco el ácido, pueden dejar la umeboshi en el té verde caliente por un minuto antes de comerla.
La crema de umeboshi, es muy fácil de utilizar por que es suficiente añadir una cucharadita a sus platos: a las sopas, al arroz, a las verduras al vapor. También se puede usar en ensaladas, previo disolver la crema con un poco de aceite de oliva. 
Los japoneses generalmente comen el umeboshi con arroz. Como parte del bento (lonchera japonesa), comúnmente se pone una sola ciruela umeboshi en el centro del arroz para representar la bandera de Japón. Las ciruelas umeboshi también son un ingrediente común del onigiri (bolas de arroz envueltas en nori). 
Por su alto contenido en sal, la umeboshi se puede conservar por mucho tiempo.

Verduras con umeboshi

Ingredientes
4 patatas
2 zanahorias
1 cebolla
1 diente de ajo
100 gr habichuelas
1 cucharadita de purea de umeboshi

Preparación
Lavar las verduras y quitar la cáscara cuando sea necesario. 
Cortar las verduras en cubos y cocinar en una sartén con un poco de agua y una cucharada de aceite de oliva. 
A mitad de la cocción, añadir el ajo picado. 
Mientras tanto, preparar una cucharadita de umeboshi y déjela disolver en un vaso con un poco de agua. Añadir las verduras y apagar el fuego. 
No hay necesidad de añadir sal porque la crema de umeboshi es bastante salado.
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